Per un piatto di lenticchie

Esaù e Giacobbe erano gemelli, ma Esaù era nato prima del fratello ed era quindi di diritto il “primogenito”. Isacco, però, nominò proprio erede Giacobbe e non il primogenito Esaù. La Genesi cerca di giustificare questo fatto in due maniere diverse: la prima dicendo che Esaù vendette il diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie; la seconda che la "benedizione"(e cioè l’investitura a succedergli nell’eredità) fu strappata da Giacobbe ad Isacco con l'inganno.  Entrambi le tradizioni appaiono poco convincenti.

Dobbiamo considerare che tutto ciò che conosciamo sui patriarchi fu in un primo tempo tramandato oralmente, fino a che qualcuno, ai tempi di Mosè, raccolse le tradizioni orali e le mise per iscritto. In tutto questo periodo le gesta dei padri venivano raccontate dagli anziani a un uditorio composto da figli, parenti e servi. Un uditorio interessatissimo a conoscere le proprie radici. Si può immaginare l'imbarazzo del narratore quando arrivava al punto chiave del suo racconto, quello che aveva avuto una influenza decisiva su tutta la storia successiva: l'investitura di Giacobbe da parte di Isacco. Fra il pubblico c'erano senza dubbio i primogeniti, magari con un gemello, sensibilissimi su questo punto fondamentale: "Perché Giacobbe, se il primogenito era Esaù?" Dalla risposta dipendeva la legittimità del primato di Israele rispetto a Edom: questione non secondaria ai tempi in cui i fatti venivano narrati.

Le ingenue, patetiche storie della primogenitura venduta per un piatto di lenticchie e dell'inganno ordito da Rebecca e Giacobbe ai danni di Esaù hanno tutta l'aria di storielle inventate lì per lì da due anziani privi di immaginazione, per tacitare la curiosità di ragazzi privi di uno sviluppato senso critico.

Le due storielle sono di un genere che colpisce a fondo la fantasia, specie di un ragazzo, tanto che non è possibile dimenticarle. Prova ne sia il fatto che "il piatto di lenticchie" è entrato a far parte del linguaggio idiomatico di tutto il mondo. Una volta narrate, magari per scherzo, esse hanno assunto rapidamente forza di tradizione e sono state tramandate di padre in figlio; due secoli dopo erano storia. C'è qualcosa di vero in esse? Certamente sì; il narratore deve aver preso spunto da fatti realmente accaduti, magari un commento scherzoso di Esaù sulla bontà di un piatto di lenticchie, un travestimento fatto per burla e cose simili. Fatti banali, consueti nella vita di ogni individuo, e privi di una reale importanza, ma che il narratore, messo alle strette dalla curiosità incalzante del suo uditorio, trasformò nel "casus" di una decisione che mutò il corso della storia.

Entrambi gli episodi, infatti, non reggono ad una critica approfondita. Intanto si può escludere che Esaù abbia realmente venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie o per altro. Se davvero l'avesse fatto, Isacco non avrebbe avuto alcuna ragione di benedire lui anziché Giacobbe, il quale non avrebbe avuto bisogno di ricorrere a sotterfugi per raggiungere il suo scopo. Ed Esaù non avrebbe avuto alcun motivo di recriminare e di meditare propositi di vendetta. Se davvero Isacco aveva intenzione di benedire Esaù, vuol dire che il suo diritto di primogenitura era intatto. Il secondo episodio, quindi, esclude il primo.

Il secondo, invece, viene escluso da un'analisi accurata del fatto. Innanzitutto abbiamo appurato che al momento della benedizione Isacco non era vecchio, avendo non più di 54 anni. Malato e magari gravemente, questo sì; se si era deciso a  fare testamento e lasciare i suoi beni ad uno dei figli è segno che temeva o prevedeva di non sopravvivere ancora per molto. Fu quindi la malattia a deciderlo a far testamento; ma dovette essere sua moglie Rebecca a fargli decidere in favore di chi.

Il vero motivo che spinse Isacco a diseredare Esaù lo troviamo scritto infatti molto chiaramente in Genesi 26,34-35: "Quando Esaù ebbe quarant'anni prese due mogli ittite: Giudit, figlia di Beeri, e Basemat, figlia di Elon. Questo fatto causò profonda amarezza a Isacco e Rebecca". E ancora, a Genesi 27,46; 28,4 :"Rebecca disse a Isacco: "A causa delle donne ittite di Esaù ho perso il gusto di vivere. Se anche Giacobbe prende in moglie una del paese, una ittita, preferisco morire!". Perciò Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse  e gli diede quest'ordine: "Non devi prendere in moglie una donna di queste parti. Va dunque in Mesopotamia, alla casa di Betuel, tuo nonno materno, e prendi in moglie una ragazza di là, una figlia di Labano, fratello di tua madre. E Elohim ti benedirà ... e darà a te la benedizione di Abramo, a te e al tuo seme con te, affinché tu prenda possesso del paese delle tue residenze di forestiero, che Elohim ha dato ad Abramo".

Il vero motivo per cui Esaù fu diseredato, quindi, va ricercato nell’opposizione di sua madre, che sosteneva Giacobbe, e nell'ottimo motivo che le fornì, sposando due donne ittite. Potrebbe sembrare un motivo banale, ma innanzitutto ciò presuppone in Esaù un carattere ribelle, perché senza dubbio i suoi genitori cercarono di dissuaderlo e non furono ascoltati. E questa disobbedienza già di per se stessa era un motivo sufficiente; non dimentichiamo che Giacobbe priverà del diritto di primogenitura ben tre figli per motivi paragonabili: Ruben per aver violato la sua concubina Bilha, Simeone e Levi per il loro carattere violento, che li aveva portati a distruggere Sichem. Inoltre par di capire che la cosa stessa a cuore allo stesso faraone ("Elohim ti benedirà e darà a te la benedizione di Abramo").

Proprio in quel periodo l'impero ittita era in guerra con Mitanni, per cui la "mitanni" Rebecca non poteva vedere di buon occhio un'alleanza  di suo figlio con gli apiru ittiti. Infine, già con Abramo si è visto che il legittimo erede doveva nascere da un matrimonio fra consanguinei; non per niente Esaù cerca di correre ai ripari, precipitandosi a sposare una figlia di Ismaele. Isacco probabilmente in cuor suo prediligeva il fiero e irruento Esaù; ma Rebecca evidentemente seppe giocare bene le sue carte e con la scusa dei matrimoni ittiti riuscì a convincerlo a diseredare Esaù in favore di Giacobbe. Presa la sua decisione Isacco chiamò Giacobbe e lo "benedisse", lo nominò, cioè, suo erede, dandogli l'investitura a succedergli, ma gli pose come condizione di prendere moglie fra le figlie di suo zio Labano.

Non risulta che la decisone di Giacobbe di dare la primogenitura al suo quarto figlio, Giuda, abbia scatenato grossi drammi; forse perché gli esclusi erano in tre e avevano schierati dall'altro lato nove fratelli. Esaù, invece, non accettò di buon grado la decisione del padre; anche perché probabilmente non si riteneva responsabile di colpe tali da meritare una simile punizione. Egli dovette quindi attribuirla ad una congiura del fratello. Com'era logico aspettarsi, prese ad odiarlo e a rimuginare propositi di vendetta. Rebecca doveva avere un piano per neutralizzare il figlio maggiore e consolidare i diritti di Giacobbe, ma la morte di Isacco evidentemente sopraggiunse troppo presto, prima che potesse metterlo in atto. Fu così che Esaù prese il sopravvento e Giacobbe fu costretto a fuggire dalla Palestina e a rimanere in esilio per ben venti anni.


Vedi anche: - Il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe
- Sodoma la perla del Giordano           
- Le mura di Gerico                             
- Gli apiru - non solo ebrei                 
- Abramo principe ariano                   
- Abramo il beduino                            
- Il padre di Abramo, Tare                  
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