Il Dio di Genesi e il faraone
’Lascia la tua terra, la tua gente, la famiglia di tuo padre, e va nella terra che io ti indicherò. Farò di te un popolo numeroso, una grande nazione. Il tuo nome diventerà famoso. Ti benedirò. Sarai fonte di benedizione. Farò del bene a chi te ne farà. Maledirò chi ti farà del male.’ Allora Abramo partì da Harran.

In questi versetti di Genesi 12 viene esplicitamente dichiarato che Abramo lasciò il suo paese per recarsi in terra egizia non per necessità, ma perché allettato da solenni promesse. Promesse di chi? Chi era il misterioso personaggio che si rivolgeva ad Abramo? Che cosa gli prometteva in realtà? E perché glielo prometteva? Da millenni, ormai, la risposta a questi interrogativi appare scontata. Nessuno, che risulti, ha mai nutrito dubbi sul fatto che si tratti della prima presa di contatto di Dio con l'uomo da lui prescelto per dare origine al popolo eletto. E' stato lo stesso redattore della Genesi ad accreditare per primo questa interpretazione.

Ragionando in termini di fede religiosa la cosa appare plausibile; ma analizzando il racconto da un punto di vista storico lo è molto meno. Questi interventi dall'Alto, che determinano svolte significative nella vita di Abramo, Isacco e Giacobbe, sono frequenti nel racconto. Ma le caratteristiche fisiche dei personaggi che volta a volta li operano nella maggior parte dei casi non appaiono affatto sovrannaturali.

Per una corretta ricostruzione delle vicende dei patriarchi biblici, pertanto, è necessario cercare di stabilire chi fossero in realtà questi personaggi. Che si tratti di più personaggi e non di Uno soltanto appare evidente; e non soltanto perché vengono indicati con nomi diversi. Nella maggior parte delle traduzioni il personaggio che si rivolge ad Abramo viene sempre indicato col nome di Dio o Signore. Nell'originale, invece, vengono impiegati i termini El, El Elyon, Elohim, El Saddai, Adonay, Jahweh. Il che non significa necessariamente che si tratti di persone distinte; dopotutto la spiegazione corrente che la diversità del nome sia dovuta alle diverse tradizioni orali che sono confluite nel racconto appare, se non del tutto convincente, almeno credibile.

Sta però di fatto che spesso, dal testo di Genesi, risulta evidente che ci si riferisce a persone fisiche distinte, come ad esempio nel versetto 31,53, dove Labano giura sul Dio di Abramo e sul Dio di Nahor, mentre Giacobbe giura sul Terrore di Isacco e in altre citazioni simili (Gn.32,10; 48,15 ecc.). Spesso il personaggio che decide del destino dei patriarchi agisce per il tramite di messaggeri. Se si tratta sempre di Dio, non si capisce in base a quale criterio a volte parli direttamente con la persona cui trasmette la propria volontà, altre in sogno e altre ancora per mezzo di angeli o messaggeri.

Supporre che i personaggi indicati in Genesi coi nomi Jahweh, Elohim e così via si identifichino sempre e comunque con una entità sovrannaturale significa forzare il senso del racconto, togliendogli ogni fondamento reale ed ogni possibilità di comprensione.

Ben diverso grado di chiarezza e comprensione si ottiene invece supponendo che, almeno in tutti i casi in cui risulta possibile e ragionevole sulla base del racconto, si tratti di ben concreti personaggi terreni, fatti di carne ed ossa. Come risulta dal racconto, del resto: quando Jahweh si ferma da Abramo, prima della distruzione di Sodoma, è talmente poco dio e tanto essere umano, che la stessa Genesi (18,2) indica lui e i suoi due accompagnatori come uomini. Abramo li invita ad accomodarsi, lava loro i piedi e prepara un grande banchetto, che consumano tutti assieme scherzando e ridendo. Non c'è il minimo dubbio che, almeno in questa occasione, Jahweh è un personaggio umano.

Chi era allora questo Elohim, il misterioso elargitore di promesse ad Abramo? E come mai gli offriva il possesso di una terra straniera? E' molto importante, ai fini di una risposta, considerare l'epoca in cui i fatti si sono svolti. Eravamo, si è detto, nella prima metà del secolo XV a.C., al tempo della XVIII dinastia egizia, che aveva esteso i confini dell’impero egizio fino all’Eufrate. I faraoni erano delle vere e proprie divinità, adorati dal popolo come tali e indicati come dèi in tutti gli atti pubblici (1). Anche nei rapporti con principi vassalli e regnanti stranieri il faraone si presentava sempre come un dio. Ciò risulta in maniera certa anche dalle lettere rinvenute a Tell el Amarna, dove il faraone viene sempre indicato con l'appellativo il sole (Elyon). E' comunque un fatto talmente risaputo che non vale la pena spenderci ulteriori parole. D'altra parte, si è visto nell'episodio di Abimelek che quando la Genesi parla di faraone non intende riferirsi al sovrano dell'Egitto, ma ad un funzionario egizio di grado più o meno elevato (la stessa cosa verrà appurata anche nel racconto di Giuseppe ed in Esodo).

Se Abramo era un nobile straniero entrato nell'impero egizio con un seguito molto numeroso, fra cui centinaia di uomini armati, è certo che deve aver avuto rapporti di qualche genere col vero faraone o con suoi legittimi rappresentanti. E come potevano essere indicati questi personaggi nelle tradizioni orali se non con gli appellativi consueti con cui essi venivano indicati in tutto il mondo antico? Non ci può essere dubbio che nelle tradizioni il faraone veniva indicato con l'appellativo di dio e i suoi rappresentanti e messaggeri erano ovviamente rappresentanti e messaggeri del dio e cioè angeli.

Il redattore, però, visse in una Palestina che non faceva più parte dell'impero egizio, in un'epoca di decadenza del potere faraonico, per cui probabilmente non era più lui stesso in grado di individuare nella divinità citata dalle tradizioni orali il sovrano dell'impero egizio. Lui per primo, quindi, spinto anche dalla sua particolare visione della storia in generale e delle vicende relative ai propri antenati in particolare, fu portato ad identificare in esso la Divinità.

L'equivoco si consolidò definitivamente per il fatto che egli impiegò gli stessi termini Elohim e Jahweh per indicare il creatore del mondo nei primi capitoli di Genesi e il Dio di Mosè da Esodo in poi. Ma anche ad una semplice lettura appare evidente che non si tratta dello stesso dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, che presenta sempre caratteristiche umane. Pertanto, quando nella Genesi (ad eccezione dei primi undici capitoli) compare Elohim, Adonay, El Sadday, Jahweh ecc., si dovrà identificato con il faraone, dio vivente dell'Egitto. E i numerosi angeli di cui parla il testo non sarebbero altro che messaggeri o funzionari del faraone; in linea di massima, quindi, egizi.

Così il dio che allettò Abramo a lasciare il Paddam Aram per recarsi in Palestina sarebbe soltanto il faraone. Perché proprio il faraone e non un altro dei sovrani orientali che si fregiavano del titolo di dèi? Perché promise ad Abramo il possesso di un territorio che faceva allora parte dell’impero egizio. Inoltre, il dio che in seguito minacciò Abimelek di morte per l'oltraggio fatto a Sara e gli ingiunse di riparare, era evidentemente qualcuno che aveva potere di vita e di morte nei suoi confronti e quindi non poteva essere altri che il faraone.

Gli avvenimenti narrati da Genesi relativi ai tre patriarchi escono così dall'area del mito, in cui rimangono comunque i primi undici capitoli, per entrare a pieno diritto nella cronaca storica. Avendo infatti individuato con buona approssimazione l'epoca in cui i fatti biblici si sono svolti, risulta relativamente facile dare un nome e un volto precisi ai personaggi storici che di volta in volta si nascondono sotto i nomi di Jahweh, Elohim, El Saddai. In tal modo diviene possibile agganciare la saga biblica alla storia generale del medio oriente.


(1) “Agli occhi degli Egizi il faraone era veramente figlio di Re, cui era dato il potere sulla terra da un destino celeste, e quando moriva si identificava con la divinità solare (. ..) la elaborazione di una teoria divina della regalità fu per tutta la durata dell'impero egizio una cura costante” (F. CIMMINO, Vita quotidiana degli Egizi, Rusconi, Milano 1985, p. 138).


Vedi anche: - Sodoma la perla del Giordano           
- Le mura di Gerico                             
- Gli apiru - non solo ebrei                 
- Abramo principe ariano                   
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- Il padre di Abramo, Tare                  
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